Tuesday, March 15, 2005

Progressus non facit saltus

Che bello!! con pochi milioni di $ un paese povero si può comprare un sistema telefonico nazionale basato sui cellulari anzichè su infiniti km di cavi, centinaia di centrali ecc.
Magari i $ glie li presta il FMI.....bisognerà restituirli.....

I $ escono dalle Nazioni ricche, vanno al FMI, tornano alle industrie delle Nazioni ricche, ma poi bisogna restituirli con gli interessi..... E' proprio giusto?

E quando i cellulari ed i ripetitori si rompono o diventano obsoleti cosa si può fare? Facile, altri $, perché mai nessun aborigeno saprà mettere le mani su questa roba magica.

Il gioco é bellissimo (per i paesi ricchi): con un po' di sforzo anche le Toyota, le macchine utensili, tutto può essere trasformato in un congegno intoccabile usando sofisticate tecnologie dei materiali, elettronica, montaggi monouso ecc.

In questa maniera i poveri possono solo fare debiti o vendersi il paese, il sottosuolo, le risorse naturali, l'anima fino alla disperazione.

Il Progressus può essere accelerato solo puntando sull'istruzione: nessun paese sottosviluppato dovrebbe ricevere tecnologie che la popolazione locale non può gestire in maniera completa (costruire, installare, riparare) con minimo esborso di valuta.

La globalizzazione non piace al Globo

Nei bei tempi degli Stati, l'economia era nazionale con frange di commercio estero ben controllate; il governo, di qualunque colore, prelevava una quota sostanziale del reddito nazionale per ridistribuirla come servizi, infrastutture, scuola, sanità, assistenza ecc.

Con al globalizzazione, il commercio internazionale é praticamente fuori dal controllo dei governi nazionali, ed i profitti di queste transazioni evaporano nei paradisi fiscali o, al massimo, vengono tassati (poco) nel paese ricco: nulla viene prelevato per essere distribuito a beneficio del Globo

Finché questo é il gioco, il Globo non potrà digerire la globalizzazione: bisogna creare un sistema sovranazionale che tassi tutto il commercio internazionale a beneficio della parte meno fortunata del pianeta e dei programmi di sviluppo